Eldorado

Lo spettacolo teatrale “Eldorado” diretto da Michalis Traitsis, ha concluso il progetto teatrale “Passi Sospesi” 2008 – 2009 presso la Casa Circondariale di Santa Maria Maggiore di Venezia ed è stato presentato Venerdì 18 Dicembre 2009 presso la sala polivalente dell’Istituto Penitenziario veneziano dal gruppo dei detenuti insieme agli allievi del Centro Teatro Universitario di Ferrara.

 

“… l’erba sarà rigogliosa e gli alberi carichi di frutti.
L’oro scorrerà sul fondo dei ruscelli e cave di diamanti a cielo aperto rifletteranno i raggi del sole.
Le foreste vibreranno di selvaggina e i laghi saranno colmi di pesci.
Tutto sarà più dolce laggiù.
E la vita passerà come una carezza.
L’Eldorado!
L’Eldorado l’avevano in fondo agli occhi…”

”Eldorado” nasce dalle suggestioni provocate dalla lettura dell’omonimo romanzo di Laurent Gaudé sul tema dell’immigrazione clandestina.
L’Eldorado è nella testa dei clandestini, “è una forza enorme – dichiara Gaudé – è un sogno che permette loro di avanzare, non è una menzogna. Eldorado è il desiderio di partire e di arrivare e questo sogno è vero”.

Due viaggi, da Sud e Nord e da Nord a Sud. Due personaggi diversi ma con punti in comune. Due viaggi con momenti di vergogna per entrambi, ma anche di grande umanità.
Dietro tutto questo la leggenda di Massambalo, il dio degli emigranti.

Salvatore Piracci da anni è al comando di navi che pattugliano i mari, salva i clandestini che fanno naufragio, ma li condanna anche ad una vita di umiliazioni e difficoltà.
In seguito ad una crisi di coscienza si sente in qualche modo complice degli scafisti e decide di compiere il viaggio al contrario, verso l’Africa, nella direzione opposta a quella di chi parte in cerca dell’Eldorado.
«Non lo voglio tutto questo potere sulla vita degli uomini. Non si fa questo mestiere per tentare di salvare le stesse persone che poi bisogna arrestare», confessa a un amico prima di bruciare i ponti dietro di sé. E comincia la sua discesa agli inferi, seguendo il percorso dei migranti verso «l’Eldorado europeo»: carrozzoni sovraccarichi in mezzo alla polvere, lunghi giri per evitare le frontiere, attese interminabili nei territori di nessuno, agguati e raggiri, cimiteri di sabbia e cimiteri marini.
Dal Sudan alla Libia, come il giovane Soleiman. E, quando non funziona, si passa per Ghardaia, in Algeria. Per raggiungere il Marocco e poi la Spagna. Ceuta e Melilla: un altro tentativo tragico di penetrare nella fortezza Europa.

Nello studio teatrale affrontato dagli allievi del CTU s’intrecciano personaggi e vicende a costruire immagini che oltrepassano il paradigma della migrazione per fare riflettere sulla condizione umana e sul percorso morale degli individui.

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