
CICLOPE, adattamento libero dall’omonimo dramma satiresco di Euripide al Centro Teatro Universitario di Ferrara e alla Casa di Reclusione Femminile di Giudecca
Si conclude il laboratorio teatrale “Linguaggi del teatro e dell’attore” 2022 – 2023 con gli allievi del Centro Teatro Universitario di Ferrara con lo spettacolo CICLOPE, adattamento libero dall’omonimo dramma satiresco di Euripide, diretto da Michalis Traitsis regista e pedagogo teatrale di Balamòs Teatro e presentato Venerdì 14 Luglio alle ore 21.30 presso il cortile esterno del Centro Teatro Universitario di Ferrara (via Savonarola 19, ingresso libero su prenotazione) e Sabato 15 Luglio alle ore 16.00 presso la Casa di Reclusione Femminile di Giudecca (ingresso riservato agli autorizzati).
Scampati a un naufragio, Sileno e i suoi figli (i Satiri), seguaci di Dioniso, diventano schiavi del Ciclope in Sicilia. Quando Odisseo e i suoi compagni, di ritorno dalla guerra di Troia e disorientati da una tempesta, approdano all’isola stanchi e affamati, riescono ad ottenere da Sileno capre, latte e formaggi, che il Satiro ruba dall’antro del Ciclope, in cambio di buon vino. Quando il Ciclope arriva, però, Sileno accusa falsamente Odisseo di aver rubato le provviste. Odisseo cerca di difendersi ma il Ciclope non vuole sentire ragioni e ridicolizza il valore delle leggi e della civiltà. Allora Odisseo gli offre del vino ed elabora un piano di fuga: fa ubriacare il Ciclope, lo acceca con un palo ardente e scappa, mentre Polifemo gli predice tutte le sventure che dovrà affrontare nel viaggio di ritorno ad Itaca.
Lo spettacolo è diretto da Michalis Traitsis, che ne ha anche curato l’adattamento. Il Ciclope di Euripide, l’unico dramma satiresco pervenutoci integralmente, trae spunto dal noto episodio del IX canto dell’Odissea che narra dell’incontro tra Odisseo e il Ciclope e rappresenta lo scontro tra astuzia e forza, razionalità e ferinità. Rispetto all’episodio omerico, lo sguardo di Euripide sa impregnare il dramma di una profonda umanità e focalizza il proprio interesse sulle passioni, sugli stati d’animo, sulla psicologia dei personaggi: uomini, dei, satiri. Ed è proprio il coro dei Satiri, vero protagonista dello spettacolo, a conferire al dramma la sua dimensione dionisiaca ed orgiastica. Il percorso del laboratorio ha recuperato dal testo quelle atmosfere festose, farsesche, satiriche che hanno permesso al gruppo di trovare una comune grammatica di coesione interna. Allo stesso tempo, ciascuno ha avuto modo, attraverso le parole di Euripide, di riflettere e confrontarsi su tematiche sempre attuali: l’uso della forza e le sue conseguenze, l’effetto devastante dei conflitti non gestiti, il divario tra ragione e impulsività, il rifiuto delle leggi e il predominio di norme non sempre eque e condivise, lo scontro tra un potere basato sulla forza fisica e un altro basato sull’astuzia e l’assenza di scrupoli, in nome di un presunto volere degli dei. Non si è trattato di parteggiare per un personaggio o per un altro, ma di comprenderne le ragioni e, soprattutto, le passioni. Perché in fondo, seppur in maniera diametralmente opposta, le solitudini di Ciclope e di Odisseo sono entrambe sorde e dolorose: la spirale egoistica in cui ciascuno cade ha effetti comunque nefasti e mette al bando la pietà. La vendetta, che anima entrambi, non ha niente a che fare con la giustizia riparatrice e la propria personale cecità diventa il fardello e la trappola di ognuno.
Mi domando quante volte Odisseo si sarà sentito – un po’ come tutti del resto – stritolato dalla quotidianità, dalla ripetuta oscillazione delle onde, dalle relazioni forzate con i suoi compagni, dalle aspettative di interi popoli, da una guerra che, per quanto voluta e puntigliosamente preparata, ha lasciato macerie, rancori, vite umane come pedine di una scacchiera d’Olimpo. Certamente ambiva alla gloria. Note erano la sua intelligenza e la sua proverbiale astuzia, la sua capacità di mediare ma anche di corrompere e ingannare, come del resto avviene in tutte le storie di tutti i tempi. Ma Odisseo era anche un uomo e nell’incontro con il Ciclope che vi narreremo, come il respiro sommesso del vento in un’afosa notte d’estate, come pagliuzze d’oro in una vena di fango, potremo sentire il dolore della morte e l’angoscia del trionfo. Nonostante l’orgoglio, la storia di Odisseo è soprattutto il poema della nostalgia, etimologicamente: il dolore del ritorno a casa. Una sofferenza che deriva dalla lontananza ma anche dalla consapevolezza che ogni evento è unico e irripetibile, come uno spettacolo.
Michalis Traitsis